Migranti: investire in cure psicosociali fa risparmiare 4,5 mln

Fonte DIRE – Notiziario settimanale Minori

Roma, 3 nov. – Investire di piu’ nell’identificazione precoce del disagio dei minori stranieri non accompagnati fa risparmiare al sistema sanitario e sociale nel lungo periodo 4.581.306 euro. Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista ‘Maltrattamento e Abuso all’infanzia’ (Franco Angeli) dal titolo ‘Il caso economico della cura psicosociale dei minori stranieri non accompagnati (UAM) in Italia: una breve relazione politica’.

Lo studio, finanziato dalla fondazione Oak e coordinato dalla Societa’ italiana per lo Studio dello Stress Traumatico (Sisst) e da Terre des Hommes International (TdH), e’ stato condotto da Vittoria Ardino, presidente della Sisst, e da Giacomo di Benedetto, ricercatore nell’Ampe’re Laboratory dell’Ecole Centrale de Lyon.

Il lavoro e’ stato presentato al convegno romano su ‘Narrazione, trauma e salute: dall’individuo alla societa”.

“I risultati della nostra indagine suggeriscono che l’implementazione di un modello virtuoso di cure psicosociali, che garantisca una maggiore fluidita’ tra l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e una presa in carico volta alla continuita’ delle cure, e che faccia perno sull’identificazione precoce del disagio, sull’abbattimento delle barriere alla cura e sull’inserimento di un’attenzione specifica sul trauma- precisa Ardino- porterebbe alla riduzione dell’uso dei servizi socio-sanitari e degli esiti negativi a lungo termine”.

L’indagine Sisst-TdH, sui costi del supporto psicosociale per minori stranieri non accompagnati, punta l’attenzione su “un’allocazione efficiente delle risorse” e va nella stessa direzione del modello previsto dalla legge Zampa, sebbene sia stata realizzata prima della sua entrata in vigore.

“Diamo rilievo a un modello piu’ articolato di cure psicosociali per i minori stranieri non accompagnati. Per farlo- spiega Ardino- abbiamo prima analizzato l’attuale sistema di cure (precedente alla legge Zampa) per i minori stranieri non accompagnati, che prevede la loro presa in carico a partire dall’ingresso in Italia, creando una mappatura dei servizi esistenti e un’analisi dei costi delle cure nel sistema attuale. I dati raccolti afferiscono a tre regioni italiane: la Sicilia per il Sud, l’Emilia Romagna per il Centro e la Lombardia per il Nord. Da li’- continua Ardino- abbiamo intervistato gli stakeholder (funzionari regionali, comunali e i professionisti che lavorano a stretto contatto con i minori) per individuare i gap presenti nel sistema. È emersa una forte eterogeneita’ dell’intervento da una regione all’altra, con la conseguente variabilita’ delle cure”. Infine, “abbiamo confrontato il modello di cura attuale con un modello virtuoso basato su proiezioni di costi e risparmi in un orizzonte temporale a 10 e a 20 anni di distanza. Il modello virtuoso e’ stato costruito partendo da una rassegna della letteratura esistente- chiosa Ardino- e con l’ausilio di modelli economici costruiti mediante particolari tecniche statistiche valutative”.

I due autori hanno ipotizzato che il loro modello ideale di cura “fa risparmiare nel lungo periodo il sistema sanitario e sociale, e mette al centro un tutore quale perno per l’accoglienza proprio com’e’ previsto dalla legge Zampa”.

La presidente della Sisst raccomanda di non cadere in errore: “È vero che un maggiore investimento di risorse nel sistema di cura fa aumentare i costi nel breve periodo, anche per il training delle figure professionali, ma il dispendio iniziale si tradurra’ poi in un risparmio nel lungo periodo in quanto permettera’ di evitare i costi sociali delle mancate cure”. Ad esempio, dimostra Ardino, “se un minore straniero non accompagnato arrivasse in Italia e qualcosa non dovesse funzionare nel processo di accoglienza o di presa in carico, potrebbe accadere che una volta diventato adulto avrebbe maggiori difficolta’ d’integrazione e di trovare un impiego, comportando un costo di mancata produttivita’ per il sistema sociale italiano. Se questo minore straniero non accompagnato dovesse sviluppare, invece, delle patologie fisiche o di salute mentale rappresenterebbe un costo aggiuntivo per il sistema sanitario nazionale. In ultimo, se imboccasse delle condotte devianti avremmo piu’ costi per il sistema giudiziario. Per tutti questi motivi dobbiamo investire precocemente nella prevenzione e nell’identificazione precoce del disagio, se non lo faremmo- avvisa Ardino- avremmo molti piu’ costi da sostenere nel lungo periodo”.